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      Non lo sapete? Ve lo dirò io, ve lo dirò, perchè vi voglio bene e desidero che sappiate la verità: il tabacco, poveri bambini miei, è un veleno!
      Anni e anni sono, un signore (dovrei dire un mostro!) volendo arricchirsi coi beni d'un suo fratello, pensò di ammazzarlo. Che cosa fece? Forzò quel fratello a bere dell'essenza di tabacco, e l'infelice, fulminato dal potentissimo veleno, morì all'istante.
      Quando, invece di beverlo, si fuma il tabacco, ci avveleniamo lentamente, ma ci avveleniamo. A poco a poco, senza quasi che ce ne accorgiamo, lo spirito diviene grave, si perde la vivacità, la memoria, e le idee se ne vanno. Un languore profondo s'impadronisce di noi, diveniamo inetti ad ogni lavoro un po' serio e non siamo più buoni che a fumare. Si finisce col preferire il tabacco alla conversazione, alla società e perfino al cibo! Un vero fumatore è capace di barattare un pane per due sigari! E se alla sua mamma, a sua moglie e ai suoi figliuoli dà noia il fumo, peggio per loro! Quando non vuol far soffrire nessuno, se ne va fuori di casa, lontano, anteponendo il tabacco alla sua famiglia e al resto dell'universo.
      Così il tabacco è un veleno per il corpo, un veleno per lo spirito, un veleno per il cuore.
      Quando un giovinetto comincia a fumare, non se lo figura di dover giungere a queste tristi estremità: egli dice: Fumerò un pochino, ed è lo stesso come se si proponesse di metter per un pochino un dito nell'ingranaggio d'una macchina. Il corpo va dietro al dito: o come se volesse appiccare un po' di fuoco alla sua camera: Tutta la casa brucerebbe.


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Lezioni e racconti per i bambini
di Ida Baccini
Edizioni Trevisini
1882 pagine 118

   





Fumerò