Del resto, nè usci, nè finestre, nè camini. Il mangiare se lo cuociono in terra con dei frammenti di carbone: i tronchi degli alberi fanno loro da seggiole e i grandi ammassi di foglie secche servono da letto. Il legno più stimato per far carbone è quello di quercia e di càrpino, che sono le più belle specie d'alberi, di cui si compongono le nostre foreste. Si fa anche del carbone con un legno fino e leggiero che si chiama ontano.
Il legno dell'ontano è così leggero, che per ottenere dodici chilogrammi di carbone, occorre impiegarne 100. Ed è per ciò che invece di venire impiegato per gli usi di cucina, serve alla fabbricazione della polvere da cannone.
I rami d'albero destinati a diventar carbone, tagliati in lunghezza eguale, circa metri 0,80, sono trasportati dai carbonai e ammassati in modo da formare un'alta capanna, alla quale non lasciano che un'apertura in cima, per introdurvi il fuoco e farne uscire il fumo. Questa capanna viene chiamata una carbonaia, ed ha da 6 a 8 metri di diametro e contiene da 24 a 40 steri di legno.
Si ricuopre quindi la carboniera con uno strato di terriccio, affinchè non vi possa penetrar l'aria; poi si accende il fuoco e si lascia agire, finchè la carboniera non è interamente carbonizzata. Quest'operazione richiede ordinariamente dalle 20 alle 24 ore, durante le quali il carbonaio non cessa dal sorvegliare il lavoro e di buttare delle palettate di terriccio in quei luoghi dai quali fa capolino il fuoco.
Quando l'operazione è finita e il legno è carbonizzato, si spegne il fuoco, tappando anche l'unica apertura, dopo di che si lascia che la carboniera freddi.
| |
|