Eccole dunque sepolte le belle foreste di cedri giganteschi, di felci e di pini, eccole sepolte nelle profondità misteriose della terra, dove non c'è aria, dove non c'è luce, dove bisogna morire.
E, infatti, quelle foreste, quegli alberi, quelle felci, quelle piante d'ogni specie, son tutte morte. Ma nulla può esser distrutto: morte come vegetali, vivono sotto un'altra forma, e divengono, oggi, il carbone minerale che le industrie hanno applicato a usi sì svariati.
Come si è potuto operare un cambiamento così importante? Quali agenti, quali influenze hanno trasformato delle piante organizzate per la vita vegetale in una sostanza così opposta, qual'è il carbon fossile?
Per ottenere una risposta a queste domande, occorrerebbe entrar nei domini della scienza, e noi non dobbiamo, almeno per ora, che esplorare quelli dell'osservazione. Osserviamo dunque il carbon fossile nelle sue molteplici applicazioni. Eccovene varii pezzi; guardateli: non sono tutti eguali ad un modo: anzi differiscono fra loro in grossezza e in lunghezza: ma per poco che gli esaminiamo, ci accorgiamo subito che essi sono frammenti di rami o di tronchi d'albero. Se tocchiamo il carbon fossile, ci accorgiamo che è untuoso: infatti esso contiene una sostanza oliosa, che somiglia al bitume. Rovesciamo una parte di questo carbone nel cammino di ferro fuso, che è nell'atrio della scuola e accendiamolo: ma prima di tutto mettiamogli sotto qualche pezzettino di legno, poichè il carbon fossile, se brucia bene, stenta un poco ad accendersi.
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Eccovene
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