Essi, infatti, modulano la loro voce per accarezzarlo, minacciarlo, implorarlo a seconda dei casi. Il cavallo, all'approssimarsi del padrone nitrisce di gioia: il leone del serraglio ruggisce quando qualche ragazzo imprudente sfrega con la mazza il suo gabbione di ferro: il cane si lamenta quando il padrone lo lascia solo in casa e il passerotto fischia all'avvicinarsi della mamma, che gli porta il cibo. Noi certo non possiamo penetrare nei particolari di ciò che si dicono gli animali cantando, ruggendo, abbaiando: non possiamo capirli perchè non siamo simili a loro: e perchè le inflessioni, le modulazioni, le sfumature della loro voce non sono tali da potere essere afferrate chiaramente dal nostro udito.
E neppur gli animali posson capire le finezze del nostro linguaggio. Credete che il vostro canarino si accorga di quando gli parlate in prosa o in versi? V'immaginate forse che il bove capisca il linguaggio del padrone, quando questi lo vende al macellaro?
Qual differenza, invece, allorchè l'uomo indirizza la parola agli esseri della sua specie! Una parola, un semplice monosillabo bastano per farci intendere!
Lo volete sapere, fanciulli, perchè l'udito e la parola dell'uomo sono stati organizzati da Dio con una perfezione incomparabile?
Eccovelo il perchè:
Perchè la parola dell'uomo è fatta per pronunziare la verità; e il suo udito per ascoltarla.
La verità è l'affermazione della giustizia, dell'onestà, della bontà, della virtù e del dovere. Guai a chi mentisce, a chi schernisce, a chi calunnia!
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Dio
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