22. Agonia, fine della repubblica [44-31]. - Morti tutti i sommi, sorsero, come succede, tutti i minori di quell'etá malamente ma grandemente operosa: Antonio e Lepido, i due vecchi e principali fra' partigiani di Cesare; Ottavio giovanissimo, nipote ed erede di lui, detto quindi Cesare Ottaviano; Bruto e Cassio i due uccisori; Cicerone il grand'oratore; Sesto Pompeo sceso da' Pirenei, prima a pirateggiare, poi a poter grandemente sul mare. Tra costoro, Antonio e Lepido eran per sé; tutti gli altri, anche Ottavio dapprima, per il senato, per la repubblica. I quali, sorretti in cittá dall'eloquenza di Cicerone, aprono la guerra nella Cisalpina, intorno a Modena contra Antonio, che, vintovi, s'unisce a Lepido nella Gallia transalpina [44-43]. Ma tra breve Ottavio lascia la parte del senato, e si unisce ai due cesariani; ne sorge il secondo, il pessimo triumvirato; ed, occupata Roma, proscrivono tutti i nemici di ciascuno, superando le memorie di Mario e Silla. Cicerone fu il massimo di que' proscritti. Allora Antonio e Ottavio, i due operosi del triumvirato, si volgono contra Bruto e Cassio che s'eran rinforzati in Grecia, Asia ed Egitto, tutto l'Oriente. Seguirono due battaglie a Filippi; e disfattivi Cassio e Bruto, s'uccise il primo dopo la prima, il secondo dopo la seconda [fine 42]. Quindi, mentre Marco Antonio si perdeva ad ordinar l'Asia e l'Egitto ed a poltrirvi egli pure e peggio con Cleopatra, Ottavio tornava a Italia, vi si volgeva contro Lucio Antonio fratello di Marco.
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