Vinse l'ultimo; fu buon soldato, sconfisse i parti, regnò diciassette anni [193-211], e lasciò l'imperio ai due figliuoli suoi Caracalla e Geta. - I quali regnarono per poco insieme, odiandosi. Caracalla uccise il fratello in grembo alla madre; e, come era conseguente, tiranneggiò poi. Guerreggiò con gli alemanni, una nuova lega (come suona il nome) di germani diversi raccogliticci che si vede sottentrar ora a quella che sparisce de' marcomanni. Caracalla fu quegli che estese il diritto di cittadinanza dall'Italia a tutte le province. Dicesi il facesse per accrescer l'entrate, estendendo i carichi pubblici; ed è strano veder quindi che questi avesser pesato piú su coloro i quali aveano diritto e nome di cittadini, che non sui provinciali. Ad ogni modo, cosí cessò il nome stesso di quel primato conquistato giá con tanto sangue dagli italiani, sancito in essi da Augusto. Mentre Caracalla guerreggiava co' parti, fu ucciso dal prefetto del pretorio [211-217]. - Questi, Macrino, comprata la pace da que' barbari, era tuttavia in Asia, quando le legioni innalzarono Eliogabalo, un giovine sacerdote del Sole, che Soemi sua madre proclamò figliuolo di Caracalla. Battutisi i due, rimase vincitore e imperatore il giovine sacerdote [217-218]. Il quale portò sul trono di Roma, pur giá tanto macchiato, nuove infamie, nuove superstizioni; e fu trucidato in men di quattro anni dalle guardie [218-222]. - Alessandro Severo cugino di lui, e adolescente egli pure, fu tuttavia diversissimo. Costumato, belligero, restaurator di discipline, guerreggiò co' persiani, i quali avean testé distrutta la potenza de' parti non saputa distruggere mai da' romani, ed avean cosí fondato un nuovo imperio, anche piú pericoloso.
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