In quelle chiese o congreghe primitive s'accumunavano dapprima tutti i beni; poi, tanto almeno da mantenerne i fratelli poveri; del resto, un solo Dio in cielo, una sola fede in terra, una sola donna a ciascuno, le passioni umane condannate, il corpo vilipeso, l'anima eterna sola importante; insomma, una credenza e una morale purissime, non dissimili veramente da quelle speculate invano da alcuni filosofi, ma fatte ora effettive, universali tra questi novatori, ma fondate su principi, su fatti i piú contrari che potessero essere alla ragione pura, filosofica, precedente o non ammettente que' fatti. Quindi, non che aiuto, repulsione, guerra di questi filosofi allora trionfanti, guerra di ogni uomo dell'antica coltura allora avanzatissima, guerra d'ogni uomo devoto alle religioni patrie, guerra di ogni uomo di Stato serbatore di queste contro ai nuovi settari. E quindi supplizi, martíri, persecuzioni legali contro essi. Dieci principali se ne contano, sotto Nerone, Domiziano, Traiano, Marco Aurelio, Settimio Severo, Massimino, Decio, Valeriano, Aureliano, e finalmente la piú feroce e piú universale sotto Diocleziano; imperatori diversi, come si vede, gli uni tiranni, gli altri buoni, altri grandi, e nel numero Traiano il sommo uomo di Stato, Marco Aurelio il filosofo, tutti uniti nella massima di Stato di distrurre la nuova setta. Eppure, tra tante opposizioni e persecuzioni, e contro ad ogni ragione e probabilitá filosofica, politica e storica, contro ad ogni andamento consueto degli eventi umani, queste "stoltezze cristiane" s'erano sparse fin da' tempi di Traiano cosí, che Plinio si lagnava ne fosser deserti i templi de' numi patrii, e che al principio del terzo secolo se ne scorgon pieni il palazzo, Roma, le province, le legioni.
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