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      La bella, la molle Italia, fu giá la forte, la virile Italia. Ma dovere nostro secondo era ed è, non esagerare, non difendere in tutto questa virtú degli avi. Sacro è senza dubbio difendere, colla veritá, la memoria d'un padre; ma men sacra, ed anche men possibile, si fa questa difesa per l'avo, meno ancora per il bisavo, e poi per l'atavo e gli avi piú lontani via via; e perché piú numerosi, e perché viventi in que' tempi piú e piú barbari, quando la potenza e l'illustrazione non si acquistavano guari in modi legittimi e virtuosi. Non v'è mezzo: o bisogna sacrificar la difesa delle conquiste e dell'imperio dei nostri maggiori, o bisogna sacrificar la difesa de' migliori e piú certi principi della presente civiltá: tutti quelli principalmente, su cui si fondano i diritti, i doveri dell'indipendenza. Se noi giustifichiamo l'imperio dei nostri avi sugli iberi, sui galli e sui germani, noi giustifichiam l'imperio de' francesi, degli spagnuoli e de' tedeschi su noi; né credo che il voglia niun italiano presente. Ma pur troppo il vollero molti italiani del medio evo; e vedremo l'inopportuna memoria dell'imperio romano, e le pretese di rinnovarlo sviar le nostre generazioni, guastar quasi tutta la nostra storia moderna. - E quindi apparisce un terzo nostro dovere, che è di emular sí, ma non pretendere a pareggiare i grandi maggiori; di emularli secondo i tempi mutati e le proprie possibilitá. Tutte le imitazioni servili, troppo simili, nascono da incapacitá, riescono a mediocritá nell'opera, anche piú che nello scritto.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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