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      Epperciò parvemi ufficio di storico il segnalarle. - Ma se, tutto ciò lasciando, noi ci sapremo mai innalzare all'intelligenza dell'ufficio, del destino peculiare di nostra nazione in mezzo a quello universale del genere umano (quella intelligenza che è sommo e pratico fine di qualunque storia nazionale lunga o breve), noi non troveremo nulla di meglio né di piú a dire su Roma e l'imperio romano antico, che ciò che ne fu detto dai tre maggiori filosofi storici che sieno stati mai, sant'Agostino, Dante e Bossuet; cioè, che evidentemente l'ufficio, la missione providenziale di Roma antica, fu quella di riunire, di apparecchiare tutto il mondo antico occidentale a prima sede della cristianitá. E questo modo di vedere si fará a noi tanto piú manifesto nelle due etá seguenti, in che vedremo accorrere le genti barbariche, e sorgere le nazioni moderne a prender lor luoghi nella cristianitá. E vedremo poi nella etá ulteriore, dei comuni, sorgere un nuovo ufficio o destino nostro non meno evidente, non meno bello; quello di ravviare e riunire la cristianitá in una nuova civiltá e in una nuova coltura; e soffrir noi certamente e molto in questa grand'opera, ma compierla meno a pro nostro che d'altrui; e poter quindi rallegrarci ancora dei nostri stessi dolori, riusciti cosí utili nell'ordine universale. E non sará guari se non nell'ultima delle etá nostre, in quella che chiameremo delle preponderanze straniere, che noi troveremo dolori senza compensi, patria storia senza patrio ufficio, senza consolazione, senza gloria.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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