Combattessi molte volte; Adelchi a cavallo colla mazza d'armi facea prodezze, macello di franchi. Dicesi Carlomagno trattasse giá d'accordi, od anche d'indietreggiare. Quando, fosse per cenno d'un giullare, o d'un diacono di Ravenna mandatovi apposta, o per tradimento d'alcuni infami longobardi, o meglio per perspicacia ed arte militare, che certo non mancň in Carlomagno; ad ogni modo ei metteva una schiera per le gole laterali e non guardate di Giaveno, intorno al Pircheriano, e cosí prendeva a spalle i longobardi, che se ne spaventarono, e fuggirono sbaragliati. Chiusersi i due re e i grandi in Pavia e Verona; e Carlomagno assediň la prima fin dal giugno 773; e prese la seconda al fine di quell'anno. Combattevasi tuttavia alla campagna; e dicesi si facesse un gran macello di longobardi su un campo, dettone poscia Mortara. E resistente ancora Pavia, Carlomagno s'avviava per la pasqua del 774 a Roma; dove intanto papa Adriano stava accettando dedizioni di cittá italiane, e di longobardi che correvano a farsi tosare a modo romano, e perfino d'un duca di Spoleto che gli si faceva vassallo. L'incontro fu qual di vittoriosi; feste, funzioni di chiesa, giuramenti di guarentigie ed amicizie eterne, e soprattutto conferma delle donazioni di Pipino, ed aggiunte fattevi probabilmente, benché non negli estesi limiti riferiti da alcuni. E quindi tornň Carlomagno dinanzi a Pavia, e la prese finalmente in maggio o giugno 774. Desiderio ed Ansa, re e regina spogliati, furono mandati a Francia, dove vissero in pie opere e forse monaci; Adelchi o Adelgiso rifuggí in Costantinopoli, presevi il nome greco di Teodoro, e tornato da venturiero in Italia fu famoso nelle fiabe del medio evo, e fatto illustre a' di nostri dal Manzoni.
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