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      E fu durante l'assedio di Milano, addí 28 maggio, che Corrado fece la sua famosa costituzione de' feudi, in che appunto ei protegge i feudatari piccoli contro a' grandi, e li fa ereditari: quella costituzione che fu giá detta perfezione del bel sistema feodale, che noi diremo nuovo passo a libertá. E fu pur da questo assedio che incominciò Milano ad essere antitedesca; e perciò, per le solite emulazioni de' vicini italiani, diventò all'incontro tedesca Pavia; un rovesciamento di parti, onde vedrem sorgere maggiori pericoli e rovine, ma maggior potenza e gloria a Milano. Sciolto dall'assedio, l'arcivescovo vittorioso offrí la corona al conte di Sciampagna; e dicesi questi l'accettasse, ma appunto allora ei morí. Ad ogni modo, l'imperatore chiamato da papa Benedetto IX, che si trovava ne' medesimi frangenti co' suoi baroni, fu [1038] a Roma, dove ripose il papa in potenza, e poi a Capua e Benevento alle solite contese di colá; le quali poi lasciando, non men che quelle di Milano, ei risalí a Germania, e vi morí l'anno appresso [1039]. Intanto Ariberto, pressato da' vicini di parte imperiale e da' propri valvassori, seguiva la medesima arte che l'imperatore, quella solita di sollevar contro ai propri minori i minimi, i popolani cittadini o campagnuoli da lui dipendenti. E perché questi non erano come i militi a cavallo, ma povera gente a piè, dava ad essi a stendardo, a segno di raccolta in battaglia, quel carro grave, tirato da buoi, e portante una campana, che era stato usato giá da' monaci certamente (vedi Cronaca della Novalesa), e forse da' vescovi, a raccoglier le tasse di lor dipendenti; e che accresciuto quando che sia della croce, e d'un intiero altare a dirvi messa e dar benedizione a' combattenti, fu ora chiamato il "carroccio"; e fu usato poi da quasi tutte le cittá italiane, troppo di rado sacro nelle guerre d'indipendenza, troppo sovente sacrilego nelle civili di cittá a cittá, o di cittadini a concittadini, famoso ad ogni modo nelle nostre storie.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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