Sarebbe bello a qualche principe italiano restaurar, rimodernandola, la nazionale e devota usanza. Ma, mentre in Germania si rinnovano quanti si possono di siffatti sussidi allo spirito di nazionalitá, in Italia si disprezzano come erudizioni del passato, o sogni dell'avvenire.
14. Arrigo III [1039-1056]. - A Corrado successe incontrastato oramai di lá e di qua dalle Alpi il figlio di lui Arrigo III, il miglior forse della casa Ghibellina. Fece subito pace con Ariberto; e pare che una pure ne seguisse tra questo e i valvassori o mottesi. Ma rinnovatisi i turbamenti [1041], fu cacciato l'arcivescovo co' capitani o nobili principali; mentre rimasero riuniti in cittá i mottesi e il popolo sotto uno di essi o de' capitani, seguíto forse da altri. Il quale si chiamava Lanzone, e merita essere nominato qui, perché diede uno de' piú santi esempi rammentati da nostra storia; un esempio che dicesi imitato a' nostri dí in modo piú puro ancora, e da un uomo anche piú grande. Stretto Lanzone una volta dall'arcivescovo e dai capitani, fu a Germania, ed ebbe da Arrigo promessa d'un forte aiuto. Ma ripatriato persuase i cittadini, mottesi e grandi, a non aspettarlo, a far accordo tra sé, a depor l'armi civili prima che giungessero le straniere [1044]. E cosí in quella Milano, che fu (e il vedremo dimostrato nell'etá seguente) modello alle costituzioni libere delle cittá lombarde, trovasi questa cosí avanzata fin d'ora, che si potrebbe quasi dire compiuta; se non che, quanto piú studiammo questa materia, tanto piú ci parve non doversi dire veramente compiuta, se non quando, al fine del presente secolo, fu istituito il governo de' consoli.
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