A comporre tutto ciò scese dunque Arrigo III nel 1046. Passò a Milano, venne a Roma. Dove durava, od anzi era giunta al suo estremo, la corruzione sotto Benedetto IX, terzo di que' papi della casa dei conti di Tusculo, discendenti di Teodora, Marozia ed Alberico: nella quale, se il papato fosse ufficio soggetto alle semplici probabilitá umane, esso avrebbe potuto farsi cosí ereditario. Giovane od anzi adolescente, dissoluto e scellerato, Benedetto non fu sofferto da' romani, che gli contraposero per poco un Silvestro III, poi Gregorio VI, un pio e sant'uomo; dal quale fin d'allora trovasi innalzato nella curia romana quell'Ildebrando, che dominò non essa sola, ma tutta la sua etá quasi sempre d'allora in poi. - Ma, giunto ora Arrigo e convocato un concilio, Gregorio depose il pontificato, e con Ildebrando si ritrasse a Cluny in Francia; e deposti gli altri due, fu eletto Clemente II, un tedesco, a cui succedettero altri poi (giustizia a tutti) tutti buoni. Cosí finí lo scandalo dei papi Tusculani e degli altri corrottissimi, per l'intervenzione imperiale; ondeché non s'oserebbe dir qui il rimedio peggior che il male, se non fosse che quella intervenzione era stata causa essa stessa delle cattive elezioni e della corruzione; e non fu dunque qui se non caso buono di pessima usanza. Ad ogni modo, fattosi incoronar Arrigo, fece la solita punta a Capua e Benevento, e poi per Verona risalí a Germania [1047]. Morí nel medesimo anno Clemente II, dopo aver fatto contro alle elezioni simoniache uno di que' decreti pontificali, che incominciarono la riforma della Chiesa.
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