E trattando e guerreggiando intorno a Roma ed in Puglia, accrebbe la Sede; e die' la mano in Lombardia a' vescovi di Vercelli, di Piacenza ed altri zelanti o riformatori, ed ai popoli sollevatisi
via via per la riforma, contro ai vescovi di Milano, di Pavia, d'Asti ed altri che vi resistevano, od erano di fatto o nell'opinione simoniaci. Tanto cresceva e poteva giá quest'opinione popolare, la quale se non si trova cosí chiaramente espressa nella storia de' secoli oscuri come degli splendidi, in quelli pure si manifesta a chi non isdegni cercarla. Il piú ardente poi di questi secolari aiutanti alla riforma fu Erlembaldo di Milano; il quale dicesi vi fosse acceso per una offesa fatta all'onor di sua donna da uno degli ecclesiastici corrotti. Venuto a Roma per aiuti, vi trovò morto giá papa Nicolò II [1061], e succedutogli Anselmo da Bagio uno degli zelanti milanesi, giá vescovo di Lucca, or papa Alessandro II. Il quale, tra per queste aderenze di Lombardia e Toscana, e il men breve pontificato, e la propria fortezza, e i conforti d'Ildebrando sempre piú grande nella curia romana, fu immediato e degnissimo predecessore, nel tempo di Gregorio VII, nel nome di Alessandro III, del piú grande e del piú italiano fra' papi. Eletto nella nuova e piú libera forma, e sia che trascurasse o no la conferma imperiale, non fu riconosciuto dalla parte tedesca, che gli oppose Cadaloo vescovo di Parma. Quindi a complicarsi in tutta Italia le parti dei due, e dell'imperio e delle cittá, e degli zelanti e de' nemici della riforma, e d'italiani e tedeschi, e duchi di Toscana e Normanni di Puglia, fino al 1066, che per opera di Annone di Colonia e d'Ildebrando fu deposto Cadaloo.
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