Ma gli eccessi son quelli appunto, che fanno spiccar piú chiara la natura d'ogni uomo; e qui Gregorio avviliendo l'avversario, e pur non scemandolo, anzi restaurandolo coll'assoluzione, si mostrò senza dubbio tutt'altro che artifizioso o profondo politico; non altro che ciò che fu sempre, un teologo o piuttosto un canonista irremovibile ne' diritti che crede suoi; una coscienza ferrea, un'anima che fa ciò che crede bene, senza pensare un momento a ciò che avverrá. - Uscito Arrigo di colá, lombardi e tedeschi lo accolgono dapprima con dispregio, poi con pietá, poi con interesse, e il fanno risollevar contro al papa. Ma s'adunano gli avversari d'Arrigo in Germania, e fan re Rodolfo di Svevia cognato di lui. Risale Arrigo, e si tratta e guerreggia poi tra' due [1078 e 1079], e il papa non approva né disapprova il nuovo re. Di nuovo è chiaro qui il cattivissimo politico, l'uomo che si modera venendo a fatti gravi e pensati, il teologo fermo quando (bene o male) vede chiaro il diritto suo canonico, ma titubante negli affari umani. - Finalmente [1080] ei si decide e dichiara per Rodolfo; ed Arrigo aduna, all'incontro, i suoi a Brixen, e fa eleggere antipapa Ghiberto arcivescovo di Ravenna, uno de' piú scomunicati. Allora, in situazione giá estrema, diventa, come sogliono i veri grandi, grandissimo Gregorio VII. Fa pace con Roberto Guiscardo, il piú potente de' duchi normanni che fosse stato per anco, vero fondatore di quella monarchia; e se ne fa un alleato, che fu in breve quasi unico.
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