E combattutavi [23 agosto] una gran battaglia, rimase vincitore primamente Corradino, poi, per l'arte (suggeritagli da un vecchio suo guerriero) di tener intatta una riserva, Carlo d'Angiò. E preso il giovane infelice e scelleratamente giudicato, perdé sul palco il capo innocente, su cui s'erano accumulati tanti odii, odii guelfi contra Svevi, odii papali contra imperatori, odii cristiani contra saracini, odii italiani contra tedeschi. Dal palco gettò un guanto in mezzo alla folla degli spettatori; ed uno di essi il portava poi a Costanza figliuola di Manfredi e regina d'Aragona, solo resto oramai di casa Sveva. - Enzo, quell'altro innocente, moriva quattro anni dopo in suo carcere a Bologna.
18. Il terzo periodo della presente etá in generale [1268-1377]. - Segue il periodo della potenza angioina, meno infelice, men pericolosa alla libertá, giá confermata, de' comuni. Perciocché per quanto severo sia il giudicio che si deve fare degli ultimi papi, inutilissimamente qui chiamatori di nuovi stranieri, il fatto sta che la libertá d'Italia non fu mai cosí presso a compiuta come ne' due secoli seguenti, come in generale tutte le volte che alla signoria o preponderanza tedesca sul settentrione d'Italia si contrappose staccato il Regno del mezzodí. Allora, per poco che non sieno mediocrissimi, paurosissimi quei re lontani dalla prepotenza tedesca, sorge un equilibrio naturale, che dá fiato, che diminuisce la servitú della penisola intiera; e se fosse mai sorto, se sorgesse mai un gran principe colá, non è dubbio che la servitú cesserebbe del tutto.
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