Noi non abbiamo spazio da badare agli interessi, alle memorie anche gloriose (se ci sia lecito dir cosí) di niun campanile, sia pur quello di Santa Maria del fiore di Firenze, di San Marco di Venezia; né agli interessi o alle genealogie di nessuna famiglia principesca, sia pur quella d'Este o di Savoia. All'incontro, ci pare importante a notar fin di qua della parte guelfa; che siam per vederne i piú gravi errori, gl'imperdonabili pervertimenti, il passar di lei sotto a capi stranieri, e quindi l'esagerarsi, il dividersi, il perder lo scopo qualunque che pur aveva avuto, il ridursi piú che mai a nome vano e nocivo di discordie. E noteremo delle cittá in generale: che elle giá non si reggevano né si resser piú in niuna di quelle forme originarie, quasi universali e piú semplici, de' consoli del secolo decimosecondo, o de' podestá del principio del decimoterzo; che ogni governo cittadino s'era mutato in forme diversissime, e variabilissime, secondo la preponderanza de' ghibellini o de' guelfi, de' nobili antichi o de' nuovi, de' popolani dell'arti maggiori o delle minori, od anche dell'ultima plebe, ad ogni decennio, ad ogni lustro, ad ogni anno; che questi governi quali che fossero, quand'eran di parecchi, si chiamarono la "Signoria"; e quando d'uno costituito legalmente o illegalmente, il "signore" dagli amici, il "tiranno" da' nemici; e che insomma le divisioni e suddivisioni e diversitá e gelosie ed invidie e pettegolezzi d'Italia non furono cosí moltiplici mai come in questo secolo.
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