Basti il notare, che contro all'intento giá del buon Arrigo VII ne riuscirono confermati, aggranditi i signori vecchi, stabiliti de' nuovi; principali gli Scaligeri in Verona, i Carraresi in Padova, gli Estensi in Ferrara. Ma sopra tutte confermavasi, crescea la potenza di Matteo Visconti in Milano, ed estendevasi in breve a Cremona, Tortona ed Alessandria, anzi sulla stessa Pavia l'emula antica, or fatta provinciale di Milano. Appena è da notare ch'ei fu scomunicato da papa Giovanni XXII, succeduto a Clemente V [1316], e papa francese anche egli, dimorante in Francia, e cosí impotentissimo in Italia. Queste scomuniche moltiplicate e non piú sostenute dall'armi né dalla presenza dei papi, non eran piú nulla; nulla in Italia i papi stessi; soli capi di parte guelfa gli Angioini di Napoli, ambiziosi sí, ma mediocri, e lontani da Lombardia, dove fervean le parti. Mosse tuttavia re Roberto a difender Genova quando ella fu assalita da Matteo Viscon
ti e da' ghibellini, lombardi e fuorusciti di lei [1318]. Veniva un nuovo principe francese, Filippo di Valois, a capo de' guelfi lombardi, ma Matteo Visconti lo sforzò a partire [1320]; veniva Cardona, un venturiero aragonese, e il Visconti vinceva lui [1321], e tutti i guelfi, e tutti i nemici di sua casa, che lasciò definitamente fondata quando morí [1322]. Fu detto il "gran Matteo"; ma siffatti epiteti son sempre relativi al secolo in che si dánno; e in questo non furono veri grandi se non i padri di nostra lingua, od anzi solo Dante; in politica e guerra di terra, non ne fu uno certamente; tutt'al piú alcuni ammiragli che vedremo.
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