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      All'incontro, la storia letteraria di questi nostri secoli è cosí bella e cosí splendida a chicchessia, che fin da fanciulli noi la sappiam tutti e ne abbiamo la mente invasa e preoccupata. Quindi un errore involontario e frequente: di tener il secolo decimoquarto, il secolo di Dante, Petrarca, Boccaccio e Giotto, quasi piú splendido in tutto, anche in politica, che non il decimoquinto, in che niun nome tale non apparisce a colpir gli animi nostri. Nel trattar della coltura di quest'etá, noi avrem forse a diminuire questa apparente contradizione delle due nostre storie politica e letteraria. Intanto ci pare dover qui accennare che, cessata la dimora de' papi in Francia e cosí la innatural soggezione loro alla corte francese, sottentrò sí dapprima il danno spiritualmente maggiore della divisione della cristianitá, il grande scisma occidentale; ma che, politicamente, all'Italia ferma nell'obbedienza al papa legittimo di Roma, fu minore assai lo stesso danno spirituale, e grande poi il vantaggio di riavere in sé la sedia di quella cosí intimamente, cosí inevitabilmente italiana potenza del papa; e fu vantaggio nuovo, quando, cessato lo scisma, si ordinò questa potenza; come furono l'ordinarsi, l'ampliarsi di altri Stati italiani, il diminuirsi lo sminuzzamento della penisola, il farsi italiane le compagnie. E il fatto sta, che in questo nuovo secolo escon fuori parecchi piú o men puri, ma certo splendidi nomi politici e militari: Francesco Sforza, il Carmagnola, Cosimo e Lorenzo de' Medici, Niccolò V, Pio II, Alfonso il magnanimo, indubitabilmente superiori ai nomi politici del secolo precedente.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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