Scannatogli, come dicemmo, il fratello [1412], corse a Milano, fu riconosciuto signore, sposò la vedova di Facino Cane, ebbe cosí per sé quella compagnia; alla quale sovrapose Francesco Bussone, detto il Carmagnola da un borgo del Piemonte dov'era stato guardiano di vacche. Questi poi riacquistò a poco a poco a Filippo Maria tutto lo Stato dell'avo in Lombardia, e Genova stessa, che non sapendo a lungo mai star libera si diede a lui e al Visconti, come poc'anzi a Francia [1412-1422]. Ivi fu fatto governatore, facente funzioni di doge, il guardian di vacche. Ma al soldato di ventura era esiglio, posciaché era ozio, o almeno non guerra. Lagnossi, cadde in sospetto. E comandato congedar sue lance, va invece in corte a Milano, ad Abbiategrasso dove villeggiava il duca; non è ricevuto; freme, grida, risalta in sella, varca Ticino, varca Sesia, corre ad Ivrea, s'abbocca con Amedeo duca di Savoia, promuove una gran lega con Firenze giá assalita e Venezia minacciata dal Visconti, e pel San Bernardo e Germania viene a San Marco [1424]. La lega si fa; il Carmagnola n'è condottiero per Venezia [1426]. Prende Brescia e il paese all'intorno; è battuto poi a Gottolengo, ma sconfigge in una gran battaglia a Maclodio Niccolò Piccinino e Francesco Sforza, emuli giá, riuniti ora nel servigio del Visconti [1427]. Ma Carmagnola rilascia i prigioni. Era uso tra quei venturieri che giá si battevan con riguardi, e finirono con non ammazzarsi; ma i veneziani non l'inteser cosí, e incominciarono da quel dí a tener in sospetto il Carmagnola.
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