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      Fecesi la pace [1428]; rivolsersi i condottieri del Visconti a Toscana, ma non ne riuscí nulla; riaprissi la guerra nel 1431. Carmagnola è battuto a Soncino, lascia battere senza muoversi l'armatetta veneziana sul Po presso a Cremona, e riposa il resto di quell'anno. Al principio del seguente [1432] è chiamato a Venezia sott'ombra di concertar le operazioni di quella campagna; è accarezzato per via, a Venezia, in palazzo ancora, finché nell'uscire è sostenuto, incarcerato, e poi segretamente accusato, torturato con corda e fuoco, condannato e pubblicamente decollato in piazza San Marco addí 5 maggio 1432. Fu innocente o colpevole? Nemmen la critica storica, cosí informata a' nostri dí, non ne sa decidere. Il peggio delle persecuzioni de' tiranni non è il supplizio, è il segreto calunniatore. Del resto, ciò non potea scandalezzare in quel tempo di quella cupa e feroce aristocrazia, che avea mandati a simil supplizio i Carraresi evidentemente innocentissimi, anzi non giustiziabili né giudicabili da lei. Rifecesi pace [1433] tra Venezia e il Visconti. - Ma continuando i genovesi sudditi di lui la guerra lor propria per gli Angioini contra Alfonso d'Aragona, essi il presero in battaglia navale e il trasser prigione a Milano. Filippo Maria il rimandò libero, e Genova se ne sollevò e rivendicossi in libertá [1435]. Piccinino e Sforza guerreggiavano intanto in Toscana e negli Stati del papa. Riapresi in breve la guerra tra Visconti e Firenze [1436]. Si rifá pace, si riapre guerra [1436], istigata dall'Albizzi il mal fuoruscito, e vi s'aggiunge Venezia poi; e combattono a lungo Piccinino per il duca, Sforza questa volta per le repubbliche.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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