E fu pugnalato [1489] Galeotto Manfredi, ma rimase pure ad Astorre suo figliuolo la signoria di Faenza. Piú che mai si vede l'inutilitá dei delitti: le cose continuano ad andare, mutati i nomi, per il lor verso; e continuarono allora per quello dei principati fermi ereditari. Il solo acquisto che se ne facesse, fu d'infamia. Appressavansi gli anni che l'Europa civile tutta quanta si versò sull'Italia; e quando costoro (che non eran pure di civiltá avanzata né severa, ma perfidi ingannatori, politici a guisa di Luigi XI, Comines, Carlo il temerario di Borgogna, Arrigo VIII, Fernando cattolico ed altri simili) trovarono generazioni d'italiani piú perfidi, piú scelleratamente abili, piú congiuratori, piú pugnalatori che non essi; essi si scandalizzarono, come fanno volentieri i cattivi de' peggiori; e riportarono a lor case, e tramandarono di generazione in generazione il mal nome della perfidia italiana. Noi paghiamo il fio delle colpe de' maggiori. È giustizia? Non lo so. Certo, è abitudine, e sará finché duri mondo. E noi non saremo ammessi a lagnarcene, finché si rinnoveranno, men frequenti che a' secoli decimoquarto o decimoquinto, ma troppe ancora pel decimonono, simili nefanditá. Né queste poi torceranno il secolo nostro dalle monarchie rappresentative, piú che quelle dei maggiori torcessero il loro dalla signoria assoluta. - Ad ogni modo, l'etá dei comuni repubblicani è qui finita. Firenze, Siena, Lucca, Genova, Venezia sopravvivon sole. Coloro che prolungano l'etá repubblicana quarant'anni ancora, fino alla caduta di Firenze, la potrebbon prolungare sessanta, fino a quella di Siena, o fino a' nostri dí, quando caddero le tre ultime; ovvero dir che durano le repubbliche anch'oggi, in San Marino.
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