Perciocché a tutta Toscana s'estesero allora le arti; in Toscana fecersi tutti i loro maggiori progressi; in Toscana son le origini dell'arti come delle lettere, come poi delle scienze italiane, origini esse di tutte le moderne cristiane; la Toscana sarebbe il primo paese d'Italia e del mondo, quando non fosse l'ultimo in quello spirito militare, senza cui nulla dura, nulla giova, nulla vale, nulla si stima. Perdonino al piemontese. - Intanto, spargevasi, fioriva piú che altrove in Italia l'invenzione nuova della stampa. Della grandezza della quale, sentita da tutti, sarebbe declamazione oramai qualunque cosa si dicesse. Ma gioverá osservare quanto rapidamente gl'italiani d'allora abbiano saputo appropriarsi l'invenzione straniera. Fu naturale; straricchi di proprie, non potevano invidiare, sapevano apprezzare le altrui; operosissimi, non esitavano, non indugiavano, non vergognavano, non temevano nel prendere le operositá straniere, come vedrem farsi ne' secoli peggiorati. Le prime stampe furono di carte da giuoco e santi, talor con iscrizioni e lettere, scavate in tavola, e fin dal secolo decimoquarto. Ma le stampe di libri con caratteri metallici e mobili non si fecero se non nel 1455 a Magonza, per invenzione di Guttemberg, aiutato in danari da Fust, e nell'opifizio da Schoeffer, tre tedeschi. E i tedeschi la portarono in Italia dieci soli anni appresso; Sweinheim e Pannartz in Subiaco nel 1465, e in Roma nel 1467; Giovanni da Spira in Venezia nel 1469; ed altri altrove. Ma seguono prontissimamente gl'italiani: Emiliano degli Ursini in Foligno, e Bartolomeo de Rubeis in Pinerolo, ambi nel 1470; e subito altri in Bologna, Ferrara, Firenze, Milano, Napoli, Pavia, Treviso nel 1471 e 1472; e d'anno in anno, in tutta la penisola, moltissimi altri, fra cui principale Aldo Pio Manuzio in Venezia fin dal 1480. - Del resto, se i leggitori non sieno stanchi di questi nomi e queste date, le quali possono pur essere feconde di paragoni e pensieri a ciascuno, noi ne aggiungeremo qui un'altra serie, la quale sará forse la piú feconda di tutte; la quale dimostrerá almeno quella similitudine che dicemmo tra gli ultimi anni della repubblica romana, e questi ultimi dell'etá dei comuni.
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