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      Genova, tenuta come feudo di Francia da Ludovico il moro. E Venezia, giá caduta in quella viltá e stoltezza del volersi tener neutrale ne' pericoli comuni, isolata. E cessati, con Francesco Sforza e i Piccinini, i grandi condottieri potenti al par di principi e repubbliche, non ne rimanevan guari se non de' piccoli, impotenti a tutto, salvo che a tener disavvezzi dall'armi i popoli della imbelle Italia.
      3. Alessandro VI papa [1492-1503]. - La causa de' nuovi guai d'Italia fu senza dubbio l'incapacitá politica e militare di lei; l'occasione poi, fu l'ambizione straniera di Carlo VIII, aiutata dall'ambizione traditrice di Ludovico il moro. Il quale richiesto da Ferdinando di lasciare il governo al nepote Gian Galeazzo, volle usurparne il ducato; e perciň fecesene dare da Massimiliano imperatore l'investitura disprezzata giá dal gran Francesco Sforza, e non data poi a nessuno dei discendenti. E per poter poi effettuare l'usurpazione, volle assicurarsi di Carlo giá minacciante, s'alleň con lui, gli promise passaggio ed aiuto. Qui non era nessuna delle scuse dell'altre chiamate; non quella, che puň esser buona, di cacciare altri stranieri; nemmen quella cattiva, di resistere a un nemico interno. Qui č un cumulo di tradimenti; e quindi il Moro č il traditor piú esecrato nelle memorie italiane. Ma pur troppo non fu il solo; il cardinal Della Rovere, che fu poi papa Giulio II e fece tanto chiasso di cacciar i barbari d'Italia, spinto ora dalla rivalitá, dalla inimicizia ad Alessandro VI, anch'egli si trova tra' chiamatori ed accompagnatori dello straniero.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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