Se gli fosse riuscito il tutto, incominciava fin d'allora, e a pro di Francia, quella unione dei due grandi Stati italiani di settentrione e mezzodí, la quale sessant'anni dopo die' l'Italia legata in mano a Spagna. Luigi XII non era avventato come Carlo VIII; era anzi principe prudente, destro, politico, e in Francia cosí buono che n'ebbe nome di "padre del popolo". Eppure, anch'egli ebbe le maledizioni d'Italia; tanto i migliori a casa son cattivi fuori! Non attese dapprima se non a Milano; e que' veneziani che s'eran sollevati contro Carlo VIII, si collegaron ora con Luigi XII per il misero acquisto di Cremona e Ghiara d'Adda [trattato di Blois, 15 aprile 1499]. Chiaro č: que' vantatissimi politici non ebber forse mai, non aveano certo piú niuna politica vera, lunga, propriamente detta, ma solamente abilitá alla giornata; quella vantata aristocrazia non aveva piú l'aristocratica virtú della costanza, ma solamente l'aristocratico istinto della propria conservazione. E legossi pure con Luigi XII Alessandro VI, per far suo infame figliuolo Cesare Borgia duca di Valenza in Francia e di Romagna in Italia. E lasciaron fare, Massimiliano distratto in Germania, e Federigo III di Napoli mal fermo nel nuovo regno. Cosí da Asti, giá sua, Luigi XII assalí il ducato; ed alle prime fazioni sbandaronsi le truppe del Moro, che fuggí in Germania; e Luigi entrň in Milano [2 ottobre 1499], e tutto il ducato con Genova furono di lui. Ma tornato esso in Francia, e riposando i francesi lasciati nella conquista, ritorna il Moro con un esercito di svizzeri e fuorusciti, e riprende Como, Milano, Parma, Pavia, Novara.
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