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      Addí 8, il gonfaloniero vuol deporre il Baglioni, ma non è secondato dal popolo giá stanco; si divide, s'indebolisce la difesa; e addí 12 agosto, capitola la cittá. Cosí, dopo una difesa di dieci mesi, che sarebbe bella in qualunque tempo, che fu bellissima, unica in questi, cadde non indegnamente quella cittá, quella repubblica di Firenze, che vedemmo, a malgrado gli errori, la piú nobile, la piú gentile, la piú alta, la piú guelfa, la piú nazionale di tutte, all'etá de' comuni. Ella aveva, nella sua politica tutto nazionale, imitata bene quella Roma antica che le fu proposta sovente a modello da' propri scrittori, dal Villani fino a Machiavello. Ma che serve? ella non seppe imitare la virtú militare romana. Ella mostrò in quest'ultimo assedio, ella aveva mostrato, dugento anni prima, in quello d'Arrigo di Lucemburgo, ch'ella non mancava di tal virtú naturalmente. Ma in que' dugent'anni tramezzo, scacciata sua aristocrazia militare, e postasi sotto a una aristocrazia tutta commerciante, sotto i Medici commerciantissimi, ella aveva neglette, sprezzate, pagate l'armi; e l'armi pagate le fecer fallo al dí dell'ultimo bisogno. Né d'allora in poi, né trecento e piú anni corsi fino ai nostri dí, si combatté mai piú per lei, né intorno a lei. Ella non esercitò, non vide nemmeno piú mai il viril gioco dell'armi; ed ella ne rimane piú disavvezza che niuna forse delle cittá cristiane, abitate dall'audace schiatta di Giapeto. - Un Valori ed altri palleschi la governaron presso ad un anno tra gli esigli e i su


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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