Mori nel 1564. I novant'anni di sua vita comprendono tutt'intiera l'etá aurea dell'arti. Quindi in sí lunga vita, ed in una scuola giá cosí antica come la fiorentina, ebbe molti e grandi compagni e seguaci: Luca Signorelli [1440-1521], fra Bartolommeo [1469-1517], il Peruzzi [1481-1536], il Ghirlandaio [1485-1560], Andrea del Sarto [1488-1530], il Rosso [-1541], il Pontormo [1493-15
58], il Bronzino [1502-1570], il Vasari [1512-1574], e molti altri che continuarono la scuola fiorentina; e il Francia [1450-1535], che si conta capo della bolognese, figlia cosí essa pure della fiorentina. - All'incontro, passò, quasi celestiale apparizione in bel mezzo alla lunga vita di Michelangelo, Raffaello d'Urbino [1483- 1520]. Non enciclopedico, non letterato, raro cultor delle stesse due altre arti sorelle, elegantissimo architetto tuttavia ne' pochi edifizi da lui fatti, pittor sopra ogni cosa, disegnator come nessuno che si conosca, per l'invenzione, l'espressione, la grazia, la divinitá delle figure sue, delle donne principalmente, della beata Vergine sopra tutte. Incominciò in Urbino sotto il proprio padre, pittor non volgare; imparò a Perugia sotto a Pier Perugino [1446-1524], illustre pittore per sé, piú illustre per lo scolaro; innalzossi a Firenze; e chiamato a Roma, superò gli altri, superò Michelangelo, superò se stesso, tre o piú volte, od anzi sempre progrediendo, secondo che lavorava nelle logge e nelle stanze del Vaticano, alla Farnesina, nelle quasi innumerevoli Sante famiglie, e ne' ritratti, e nello Spasimo, e nella Trasfigurazione, e ne' disegni che dava a ciascuno, pittori, scultori e incisori, quanti gliene chiedevano, con una liberalitá, che era facilitá ed amore.
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