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      Un viceré a Napoli, uno in Sicilia ed un governatore in Milano, non piú che cortigiani in Ispagna, ma principi assoluti in Italia, governavano non solamente per gl'interessi di quella, ma per li propri in questa e principalmente in quella. E cosí facevano allora gli altri governatori spagnuoli in America, ne' Paesi bassi. Cosí giá i proconsoli e legati romani nelle province dell'imperio; cosí poi i governatori britannici nell'Indie. Cosí i governatori lontani dappertutto. È naturale; sempre si mira al centro, onde vengono grazie, favori, avanzamenti. In ciò il progresso di civiltá non muta guari. È di quelle cose che durano poco diverse sempre nella umana natura. Un Consiglio d'Italia in Madrid temperava solo la potenza di que' governatori. Tranne una milizia (quasi le guardie nazionali d'oggidí) che non si convocava guari, se non contro ai turchi o agli assassini di strada, non v'eran armi, niun corpo napolitano o milanese; napoletani o milanesi s'arruolavan ne' "terzi" o reggimenti spagnuoli, che eran tutti di volontari, o piuttosto levati a forza, a inganno, a caso. E cosí gl'italiani militavano fuori per interessi non propri, e gli stranieri in Italia per interessi anti-italiani. Molta religione, cattolicismo stretto, anzi intollerante s'affettava; facevasene strumento d'imperio, d'ordine, di soggezione; e cosí Spagna stringevasi ai papi, quanto i papi a Spagna. Nelle finanze, imposizioni legalmente gravi, piú gravi di fatto, perché non erano perfezionate le forme, le quali guarentiscono ai popoli che non si levi piú dell'imposto.


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Della storia d'Italia dalle origini fino ai nostri giorni: sommario
di Cesare Balbo
pagine 750

   





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