Ma, scellerate le prime senza dubbio e sempre, niun uomo ardirebbe dir sempre scellerate le seconde; non quelle sorte senza congiura, senza ambizioni, per giusta ira comune contro ad una vera e scelleratissima oppressione. Ma qui sta il punto, qui la gran differenza tra quelle sollevazioni del Seicento, e quelle che si fanno o si vorrebbon fare nell'Ottocento; ché allora appunto erano reali ed estreme le oppressioni, le tirannie, e toglievano le vite o i mezzi delle vite, le ultime sostanze al popolano, alla moglie ed a' figli di lui: mentre ora non sono tali tirannie; e ciò che "tirannia" si chiama, non pesa su quelle vite o quell'ultime sostanze, né nemmeno su que' popolani, ma piuttosto od anche solamente sulle ambizioni, sulle opere de' ricchi nobili o borghesi, sulla partecipazione che essi desiderano a' governi; la quale, sia pur giustamente desiderata, non è desiderata dall'universale del popolo, non importa a lui. Dal che si conchiude poi facilmente: primo, che quelle sollevazioni del Seicento furono senza paragone piú innocenti che non sono o sarebbon queste nostre; e secondo poi, che se quelle piú innocenti e sorte dall'offese vere fatte agli interessi popolari furono pure mal sorrette dal popolo, molli, brevi, insufficienti, inefficaci, tanto piú è naturale che sieno queste, le quali si fanno o farebbono senza il motore degli interessi universali.
16. Vittorio Amedeo II [1675-1700]. - Or torniamo all'ultimo quarto del languido Seicento, e finiamolo. - In Piemonte incomincia un nuovo regno anche piú lungo che non quello di mezzo secolo di Carlo Emmanuele I, sorge un principe anche piú grande, Vittorio Amedeo II. Fanciullo di nove anni, crebbe sotto la reggenza di sua madre, Maria Giovanna, nata d'un ramo collaterale di Savoia.
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