Questi non imitò nessuno, s'innalzò sulle spalle a tutti, Copernico, Keplero (la sola luce di coltura germanica in tutto questo periodo), e Galileo. E tutto ciò pure era fatto colá alla fine del secolo decimosettimo; ma non era finito. Ché senza decadenza, dopo un riposo, dopo una serie di minori per mezzo secolo, ricominciò colá una nuova etá di poeti, e novellatori, e filosofi materiali e spirituali, e storici, ed oratori, e scrittori economici e politici; giunti quasi tutti in cima a ciascuno di quei generi. - Intanto sorgeva, terza delle derivate, la coltura francese, e (ci si conceda la frase fatta triviale dagli esageratori) sorgeva gigante intorno alla metá del secolo decimosettimo. Prima d'allora, non erano che Montaigne, De Thou, Malherbes. Ma intorno a quell'epoca, dopo le guerre religiose della lega, tra quelle dell'ultimo libero fiatar dell'aristocrazia francese dette della Fronda, sorgono a un tratto sotto Luigi XIV (il quale anch'egli colse cosí le frutta maturate prima di lui) Descartes, Pascal, Corneille, Racine, Molière, La Fontaine, Malebranche, Bossuet, Massillon, Bourdaloue, Sévigné, uomini e donne immortali tra una folla od anzi un esercito disciplinato di minori. I quali tutti, piú che altrove, furono e si professarono seguaci de' latini, degli italiani e degli spagnuoli primogeniti loro. Veggonsi squarci, scene intiere italiane nelle commedie, citazioni italiane nelle lettere famigliari, classici italiani studiati da Boileau e dagli altri critici; Régnier ed altri, scriventi poesie e prose italiane; e la lingua elegante, la lingua di moda ed affettata in corte, essere stata l'italiana; appunto come s'affettò poi da noi la francese, ed or s'affetta l'inglese, con grave ma inutile scandalezzarsi di alcuni nostri.
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