E finalmente in Francia e Svizzera e Germania per causa di religione migrarono i Socini, i Sismondi, i Diodati, Telesio, Campanella, Radicati, Olimpio Morata, Celio secondo, Curione ed altri in folla; senza contar le dimore piú o meno protratte in Francia e Spagna di molti artisti nostri, Tiziano, Benvenuto Cellini, Primaticcio, Giovan da Udine ed altri quasi innumerevoli. Mirabile ingegno italiano che, chiusagli una via, ne sa trovar altre ed altre infinite; che, chiusagli la patria ad operare, opera fuori, cerca, trova campi in tutti i paesi, in tutte le colture! Che non farebbe, se trattenuto, fomentato, concitato insieme ed assodato in patria da quella indipendenza e quella libertá che son la somma o le sole buone tra le protezioni? La civiltá intiera troverebbe il conto suo ad apparecchiargli tal campo. Ma non č a pensarvi; gli stranieri non l'apparecchian mai, han troppo a fare a casa loro. A noi starebbe applicar tutto quell'ingegno nostro a tale apparecchio. Se non che, l'ingegno solo non basta a ciň. Ci vuol volontá e costanza e moderazione e devozione, tutte le facoltá, tutte le virtú dell'animo di tutti gli uomini; ma sopra tutte, quella del coraggio: dico il civile, il politico, il militare, tutti i coraggi. Diceva giá Danton, essere necessarie alle rivoluzioni tre virtú: audacia, audacia ed audacia. Ma egli parlava delle rivoluzioni diventate scellerate, come la sua. Nelle buone, l'audacia si traduce in coraggio, coraggio e coraggio. Chi non sa portar armi in mano, porti catene, e stia zitto.
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