E quanto agli italiani della fine del secolo decimottavo e del principio del decimonono, se non furono superiori alle difficoltá, alle calamitá sorvenute, non ad altro forse è da attribuire se non appunto alla lunga pace che li avea, lor malgrado forse, isolati e disavvezzi dall'armi. - In tutto, noi ottocentisti abbiamo il vizio di voler essere troppo grandi uomini, di non apprezzar se non grandezze inarrivabili, di disprezzar quelle a che potremmo arrivar noi, ed arrivarono quegli avi nostri. Il Settecento fu in Italia molto piú grande che non è opinione volgare. Botta e Colletta hanno il merito di aver saputo andar oltre a quell'opinione; ed io confesserò fin di qua di voler andar oltre essi ancora. Non mai forse l'Italia progredí a un tratto tanto, come dal Seicento al Settecento, in indipendenza, in ordini civili, in colture. Questi ultimi avi nostri fecero lor ufficio, lor progressi, meglio che non molti antichi piú lodati. Cosí facessimo noi i nostri! Cosí, tra' nostri stolti disprezzi de' settecentisti, e le piú stolte ambizioni di assomigliarci ai cinquecentisti, quattrocentisti o trecentisti, non corressimo il rischio di rimaner poco piú che seicentisti. Ma di ciò, piú autorevoli che non noi, giudicheranno gli storici futuri. Ed aspettiamovici pure: nostri o stranieri, ne giudicheranno, come progrediti, severamente.
24. Prima guerra della successione di Spagna [1700-1714]. - Carlo II, re di Spagna e dell'Indie, cioè di quasi tutta America, di numerose possessioni in Africa ed Asia, di ciò che or chiamiamo Belgio, di Milano, delle Due Sicilie e di Sardegna, morí il 1° novembre 1700 senza figliuoli.
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