Sollevaronsi lí i popolani, poi di via in via in tutta lacittá. E per le vie, alle porte, alle mura combattessi ne' giorni seguenti tra tedeschi e genovesi cittadini, aiutati a poco a poco da' campagnuoli che accorrevano. Al glorioso dí 10 dicembre, il popolo cacciò i tedeschi dalla cittá. E tra per sé e gli aiuti di Francia e Spagna la difesero poi dagli assalti rinnovati lungo l'anno seguente; finché, assalito re Carlo nel contado di Nizza, e perduta ivi Ventimiglia e minacciato in sull'Alpi Cozie, ritrasse sue truppe d'intorno a Genova; e, a' 3 luglio 1747, gli austriaci levarono le loro; e cosí rimase Genova liberata per quel bello ed ultimo sforzo di sua antica virtú. - Fu e rimane sventura che si trovassero colá combattenti piemontesi insiem con austriaci contro a' genovesi: ma l'ingrata memoria dovrebbe rimanere piuttosto in quelli che furono allor vinti, e non rimane. Cosí si cancelli questa ed ogni simile da quelle due schiatte piemontese e ligure, le quali sono le due (per non dir altro) piú operose d'Italia; le quali, quando unite davvero, sinceramente, basterebbero non a compiere, ma a far immanchevole il compimento de' destini d'Italia. - Pochi dí appresso successe il minacciato assalto pel Monginevra. Il cavaliere di Bellisle lo conduceva. Addí 19, i francesi assalirono i piemontesi, trincerati al colle dell'Assietta, capitanati dal Bricherasco. La fazione fu delle piú belle e calde della guerra. I piemontesi vinsero; i francesi si ritrassero oltre Alpi. La guerra continuò, ma languí d'allora in poi.
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