Ei disse e credette far un'irruzione dell'Europa occidentale contro all'orientale, della civiltá contro alla barbarie; ma la civiltá, l'indipendenza stavano allora per Russia; e cosí questa vinse. Napoleone (trattenuto oltre all'intento a Parigi da un primo di quegli accidenti del cielo che mostrano piú chiaramente il dito di Dio, dal timor di una carestia) passò il Niemen [23 giugno]; entrò a Vilna [28], a Vitepsk [28 luglio], a Smolensko [17 agosto], dopo combattimenti e battaglie via via crescenti quanto piú avanzava. E cosí combatté la maggiore alla Moscowa [7 settembre]; e la vinse, ed entrò a Mosca [14]. - Ma lá, presso all'Asia, fu il termine di sua fortuna. Né soli noi, pochi sorviventi di quella generazione, ma le generazioni nuove sanno e sapran gran tempo fin da fanciulli, tutti i fatti di quella quasi epopea de' giganti moderni: l'incendio di Mosca, gl'indugi di Napoleone, sue speranze di aver pace; sua partenza [19 ottobre], la ritirata di quelle turbe d'eroi intimoriti, l'inverno precoce, il cielo nemico, i campi nevosi, le vie perdute all'innanzi, segnate addietro da' morti e morenti; i cosacchi, le orde asiatiche spingenti e taglianti l'allungata fila; l'eroismo di Ney e tanti altri; Napoleone impavido, e che chiamava demoralizzati coloro che per lui soffrendo, non soffrivano come lui. Al settimo dí della ritirata, quando erano intiere per anco le divisioni, fu la battaglia piú ordinata che ancor vi si facesse, quella di Maloiaroslavetz [24 ottobre]. E fu vinta, tanto almeno da prolungar la ritirata, dall'armata d'Italia capitanata dal viceré. Ai 28 novembre i resti passarono la Beresina, combattendo ancora, disperdendosi poi.
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