È ella caso tal differenza? ovvero, ha ella cause moltiplici nelle diverse etá? ovvero, forse una sola costante e comune? - Io vorrei non dirlo; i leggitori saranno stanchi oramai di udirmi pronunciare in poche parole delle maggiori questioni nazionali; e piú stanchi forse di udirmele risolvere poco men che tutte in una sola conchiusione. Ma non è colpa di mia volontá; sará forse del mio intelletto, se, quanto piú vario o combino aspetti de' fatti nostri, piú mi si riaffaccia quella conchiusione stessa. E riaccolte qui in un pensiero le diverse etá di nostra storia, io non so non vedere nelle tre grandi un medesimo fatto, nelle quattro dappoco un medesimo difetto: il fatto o il difetto della indipendenza rivendicata. E lascio trarre le conseguenze storiche od anche pratiche a ciascuno. - E trentadue anni noi vivemmo d'allora in poi, il tempo appunto che nelle storie si suol chiamar d'una generazione. E questo è indubitabilmente principio d'un quarto periodo di quella lunga etá delle preponderanze straniere. Ma appunto, una generazione non basta a nominare, a qualificare un secolo, un periodo di storia; nome e qualitá dipenderanno dalle due o tre generazioni che seguiranno, forse da una, forse da questa che vien su dopo noi. Ad ogni modo, una distinzione parmi potersi far giá in questi pochi anni, una quasi suddivisione di capitoli della storia futura: noi avemmo un tempo di errori universali, incontrastabili; ma mi par sorgere un tempo di ricominciati progressi. Da principio, i principi italiani restaurati, chi piú chi meno, restaurarono i governi antichi, quali ei li avean lasciati un quindici o sedici anni addietro: non tenner conto né de' fatti intermedi, né degli uomini, né degli interessi, né delle opinioni nuove; e fu errore incommensurabile, riconosciuto ora da tutti, salvo forse pochi sopraviventi a difendere ciò che fecero.
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