eralmente aiutato da' compagni ed amici di sua gioventú. Fu invece un regno di titubanze continuate fin presso al fine. - Incominciò con alcuni atti liberali, ma piccolissimi, i quali dimostrano insieme, e che il suo animo vero, i suoi disegni erano liberali, ma ch'ei dubitava, voleva tentar quella ch'ei prendeva per opinion pubblica, ed era solamente della corte, dei servitori, degli impiegati del suo predecessore. I quali naturalmente si scandalezzarono di que' principi, vi si opposero, lo fermarono, lo determinarono ad atti opposti e via via cresciuti, fino a quelli deplorabili che accennammo della repressione, giusta in sé, ingiusta nelle forme e negli eccessi, della congiura del 1833. Si fece poi, e si fa un gran chiasso della aristocrazia piemontese, quasi che ella fosse che producesse, nutrisse e mantenesse questo pervertimento delle buone intenzioni di Carlo Alberto. Ed io non mi faccio nemmeno difensore di quella aristocrazia; ma mi par da osservare fin di qua, che quando in qualche storia distesa si verrá ai particolari ed al novero dei nomi veri aristocratici piemontesi, se ne troveranno molti piú nelle vittime del 1821, nelle opposizioni legali dal 1821 al 1848, o nella parte che aveva nome di liberale nella corte stessa, che non nella parte stazionaria, retrograda o persecutrice di questa; e che i veri persecutori poi furono di tutt'altro che di quella vera aristocrazia. Perché dar nomi falsi alle cose pur troppo vere? perché non chiamare semplicemente e veramente parte retrograda, residuo del regno precedente, effetto delle tristi persecuzioni e purificazioni del 1821, quel cumulo di governanti, che sviarono i primi anni di quel regno, il quale doveva finir poi, forse ancora il piú utile, certo il piú glorioso che sia stato mai, a casa Savoia, e, niuna classe esclusa, a tutta la nazione, a tutto il nome piemontese?
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Carlo Alberto Savoia
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