Parecchie delle rivoluzioni continentali moderne iniziarono dalle lettere, quella di Francia del 1789, quelle della Germania principalmente; ma nessuna forse cosí evidentemente come questa italiana. Ma se vogliamo essere compiutamente sinceri ed imparziali ne' nostri giudizi, noi dobbiam dire che tra gli scrittori e gli operatori di politica suol essere sempre un continuo intercorso, ma di fatti crescenti a vicenda; ondeché poi chi cerca sinceramente gli uomini iniziatori delle rivoluzioni, ne suol trovare due serie diverse, una di scrittori, ed una di operatori. Nel caso presente poi, le due serie sono rappresentate principalissimamente da due uomini, Carlo Alberto, di che giá dicemmo, e Vincenzo Gioberti. - Torinese questi, sacerdote, filosofo, teologo, di grande altezza, scrittore fecondo e magniloquente oltre ogni esempio italiano, fu illustre tra' compagni ed in sua cittá fin dai banchi universatari, fu implicato nelle persecuzioni che seguirono la congiura del 1833; esigliato, incominciò a scrivere opere miste di filosofia e politica, e tendenti ad accrescere anziché guarire la divisione tra governanti e governati, tra principi e popoli italiani. Ma tra per candore e grandezza nativa, o per sinceritá o gravitá di studi, che gli fecero scorgere insieme e la nuova moderazione di Carlo Alberto, e l'util diretto che ne veniva all'Italia, e quello maggiore che ne verrebbe quando tal moderazione di principato si contraccambiasse ed accrescesse colla moderazione de' popoli, il fatto sta che nel 1843 egli pubblicò quel libro del Primato civile e morale degli italiani, nel quale, esule generoso, egli si rivolse a lodare, a spiegare, a promuovere quella reciproca moderazione, e farne nuovo sistema di politica italiana.
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