Intanto Radetzki, l'insultato, ma ammirabil vecchio di 86 anni, si moveva da Verona addí 27, per far levar l'assedio con bella operazione. Veniva a Mantova [28], assaliva il mattino appresso con quarantamila i cinquemila toscani e pochi napoletani, staccati, od anzi, pur troppo, sacrificati a Curtatone e Montanara; e i toscani mostrarono costí non essere la mancanza di valor naturale, e nemmeno quella della disciplina che impedisca di diventar militare, ma solamente la colpevole trascuranza de' loro governanti, o forse l'avarizia del paese che non vuole avere esercito per non ispendervi. Ad ogni modo, si fecero uccidere al loro posto, gloriosamente. Né fu forse inutilmente del tutto: ché, fosse Radetzki indugiato da tal resistenza od altro, il fatto sta ch'ei non proseguí in quel giorno, e non giunse se non alla dimane [30] all'attacco disegnato sulla punta della destra piemontese a Goito. Ed ivi con bella e pronta riunione di sue truppe giá stava Carlo Alberto. S'appiccò la battaglia poche ore prima della notte; fu diretta bene, in buona regola, e vinta da Bava. Né era finita del tutto, quando giunse sul campo la nuova della resa di Peschiera, conseguita il medesimo dí. Questa giornata del 30 maggio a Goito fu la piú bella di quella campagna, che fu la piú bella che siasi fatta mai dagli italiani da sette secoli. Quel nome e quella data, ed anzi quei due mesi e mezzo dal 18 marzo al 30 maggio, quella prima metá della campagna del 1848, rimarranno, che che sia per succedere poi, cari e sereni nella memoria degli italiani che vi parteciparono o li videro, ed in quella pure dei posteri.
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