S'aggiugne, che l'età di Dante è, rispetto all'insegnamento morale, la più importante forse della storia d'Italia; quella in che si passò dalle brevi virtù ai lunghi vizi repubblicani. E s'aggiugne, che colle opere, e collo scritto ei tentò di rattener la patria in su quel precipizio; e che cadutovi egli stesso più o meno, rimase pure in tutto lo scrittore più virtuoso che abbiamo: ond'è, che il nome di Dante tanto più risplendette sempre tra le generazioni successive, quanto più elle tornarono a virtù; e che non ultima fra le ragioni di patrie speranze, è il veder redivivo il culto e lo studio di lui. Questi furono i pensieri che mi fecero prendere amore all'opera; questi mi danno fiducia, che, anche adempiuta con forze troncate, ella possa riuscir non inutile nè ingrata a' miei compatrioti. E se ella giugnesse ad alcuno di quegli stranieri i quali ci restan benevoli per memoria de' nostri maggiori, spero appresso di loro qualche favore dal nome di Dante, il primo grande scrittore della prima lingua moderna, il quale aprì così all'Europa tutta quella carriera di lettere e civiltà che ella corse d'allora in poi. Del resto, io scrivo per gli uomini colti sì e curiosi di particolari, ma non propriamente per gli eruditi. A questi hanno già soddisfatto parecchi altri, e principalmente il Pelli e l'autor del Veltro*1; ma parmi che sia pur da servire a que' tanti che amano legger disteso, e trovar raccolto ciò che altrove si accenna.
Or, prima d'incominciare la narrazione d'una vita così continuamente frammista alle condizioni della propria età, sarà utile accennar le origini di esse.
| |
Dante Italia Dante Dante Europa Pelli Veltro
|