31 E nacquevi mentre si apparecchiava a mutarsi la fortuna della parte e della famiglia sua; l'anno e il mese appunto, che Carlo d'Angiò conte di Provenza disceso in Italia, giugneva a Roma contro a Manfredi re di Puglia e di Sicilia, a quell'impresa che mutò poi il regno e l'Italia quasi tutta, ed in particolare Firenze, di Ghibellina in Guelfa.
Questi furono presagi più importanti al destino futuro del Poeta, che non la posizione degli astri, o i sogni. Ma a quell'età, astri e sogni si osservavano. Brunetto Latini, maestro che fu poi di Dante, ne trasse, probabilmente egli stesso, la pianta astrologica; e trovando il sole in Gemini, predisse, secondo l'arte, la grandezza d'ingegno del fanciullo. Così almeno interpretasi dai più quel passo dove Brunetto dice a Dante:
Se tu segui tua stella,
Non puoi fallire a glorïoso porto,
Se ben m'accorsi nella vita bella:
E se io non fossi sì per tempo morto,
Veggendo 'l cielo a te così benigno,
Dato t'avrei all'opera conforto.
Inf. XV. 55-60.
Dante stesso, non iscevro di tali credenze, attribuisce a quegli astri benigni il proprio ingegno; e giunto in Paradiso a quella costellazione de' Gemini, esclama:
O glorïose stelle, o lume pregnoDi gran virtù, dal quale io riconosco
Tutto, qual che si sia, il mio ingegno!
Con voi nasceva, e s'ascondeva voscoQuegli ch'è padre d'ogni mortal vita,32
Quand'io senti' dapprima l'aer Tosco.
Parad. XXII. 112-117.
Del resto, non è se non giustizia aggiugner qui, che Dante con tutti i buoni di quei tempi trovava modo d'accordare questa influenza delle stelle col libero arbitrio dell'animo umano; come si può vedere nel Purgatorio, al canto XVI v. 67 e seguenti, che sono de' suoi più belli, e che io porrei qui, se fosse il luogo di dire delle opinioni e non della nascita di lui.
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