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      Ma nel medesimo anno risorsero, benchè per poco, le speranze de' Ghibellini. Sopravviveva in Germania, negletto, impoverito, quasi abbandonato e appena pubere, Corradino figliuolo di Corrado IV, nipote di Federigo II, ultimo rampollo di quella grande schiatta di Svevia, così cara ai Ghibellini, così temuta dai Guelfi, così ammirata da tutti. Fanciullo fino allora, avea dovuto lasciarsi usurpare il trono di Puglia da Manfredi, il bastardo suo zio;* ma ora adulto, nol voleva lasciar a Carlo d'Angiò suo nemico. Venduti tutti i restanti beni paterni, e raccoltone un'oste di 10,000 uomini, che non potè poi mantener tutta, scese in Italia sul finir del 1267; s'accrebbe d'aiuti ghibellini, da Pisa principalmente; venne a questa, e poi a Roma; ed entrato nel Regno, s'accozzò col rivale addì 23 agosto 1268, a Tagliacozzo. Dove, vincitore al principiar della giornata, fu vinto in ultimo dalla riserva francese, e preso. Tratto a Napoli l'infelice giovane, e tenutovi più mesi in carcere ed in angoscia, giudicato poi da' satelliti del nemico e pur non condannato da tutti, fu decollato addì 29 d'ottobre, gettando prima dal palco il guanto suo, che fu recato a Costanza figlia di Manfredi, e sposa di Pietro re d'Aragona. Due reminiscenze di questi fatti succeduti nella puerizia di Dante, sono nell'Inferno e nel Purgatorio.37
      Quindi furono confermate, come succede dopo una gran minaccia caduta in nulla, la potenza Guelfa, e la tracotanza Angioina in tutta Italia. E tanto più, che la vacanza d'Imperio continuò parecchi anni ancora, nè cessò nel 1273 se non per elezione di Rodolfo d'Asburgo; uomo grande, ma principe piccolo, e che per ambedue forse queste ragioni tennesi in Germania, e mai non iscese in Italia, dove così mancava ogni consueto capo de' Ghibellini.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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