Ma tratterò del suo stato gentile,
Donne e donzelle amorose con vui,
Che non è cosa da parlarne altrui.
Vita Nova, p. 30.
Il Boccaccio, il quale (oltre a un capitolo della Cronaca di Giovan Villani*) è il solo contemporaneo tra' biografi di Dante, diede una grande importanza all'amore di lui per Beatrice, e fu perciò gravemente rimbrottato, prima da Leonardo Aretino posteriore di un secolo, poi da molti altri.39 Ma non sapendo io scostarmi dal primo, era quasi per pregare que' disprezzatori accigliati, di voler trapassare il presente capitolo: se non che, nol concede Dante stesso, il quale scrisse dell'amor suo un libello giovanile; e protestò in fine, aver quindi avuto il suo primo pensiero, quindi prese le mosse all'opera immortale, che ei proseguì con crescente affetto fino all'ultimo de' suoi giorni. Rinuncino, dunque, a un tratto a intender la vita e la divina opera di Dante tutti coloro che non vogliano ammettere del pari que' due gran motori dell'ingegno e dell'attività di lui, come di tanti altri; l'ardore politico, e l'affetto di amore. Coloro poi, che abbiano con esso tanta dipendenza d'ingegno o tanta comunanza d'affetti da poter compatire alle passioni o debolezze di lui, non isdegneranno, spero, di scendere ai particolari in che egli tanto si compiacque. E n'avranno esempio non di libidine nè di languori, ma di operosità e di grandezza.
Chi facesse una storia dell'amore in Italia, farebbe forse la più evidente che si possa, de' costumi de' vari secoli di essa. Basterebbero i fatti di Rosmunda e di Romilda a mostrare la nativa ferocia de' Longobardi; come quelli di Gundeberga e di Teodota, ad accennare tal barbarie alquanto ingentilita, e dalla principiante cavalleria, e forse anche più dal loro conversare con gl'Italiani.
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