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      Egli mi comandava molte volte, ch'io cercassi per vedere quest'Agnola giovanissima; ond'io nella mia puerizia molte fiate l'andai cercando, e vedeala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea fatta d'uomo mortale, ma da Dio».40
      Altri particolari concordanti ci sono poi dati dal Boccaccio. Al primo giorno di maggio era allora in Firenze un lieto costume,* or trasportato al dì dell'Ascensione, di festeggiar l'entrante primavera. Or si fa per lo più alle Cascine, ma facevasi allora «per le contrade della città, e in distinte compagnie. Per la qual cosa, fra gli altri per avventura Folco Portinari, uomo assai orrevole in quei tempi tra' cittadini, aveva i circostanti vicini raccolti nella propria casa a festeggiare. Infra li quali era il giovine nominato Alighieri; il quale (siccome i fanciulli piccoli, specialmente a' luoghi festevoli, sogliono li padri seguitare) Dante, il cui nono anno non era ancor finito, seguitato aveva. Avvenne, che quivi mescolato tra gli altri della sua etade, de' quali così maschi come femmine erano molti nella casa del festeggiante, servite le prime mense, di ciò che la sua piccola età poteva operare, puerilmente con gli altri si diede a trastullare. Era infra la turba de' giovanetti una figliuola del sopradetto Folco, il cui nome era Bice (comechè egli sempre dal suo primitivo nome, cioè Beatrice nominasse), la cui età era forse di otto anni, assai leggiadretta e bella secondo la sua fanciullezza, e nei suoi atti gentilesca e piacevole molto; con costumi e con parole assai più gravi e modeste che 'l suo piccolo tempo non richiedeva; ed oltre a questo, aveva le fattezze del volto dilicate molto, e ottimamente disposte, e piene, oltre alla bellezza, di tanta onesta vaghezza, che quasi una angioletta era riputata da molti.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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