Rime d'amore usâr dolci e leggiadre.70
Purg. XXVI. 97-99.
Ma prima di venire a' contemporanei di Dante, egli è da osservare, che non solo la poesia, ma pur la prosa volgare, e tutte le lettere, e pur le arti, ed in somma la civiltà tutta, giunsero sì in Toscana più tardi forse che in altre provincie italiane; ma, giunte che vi furono verso la metà del secolo XIII, vi presero un andamento, una forza progressiva, per cui superarono in breve e l'Italia, e gli altri paesi di lingue di sì, d'occa o d'oil, e in somma tutto il mondo cristiano. È fatto certo, avvertito da tutti, non contrastato da nessuno; ma di che voglionsi cercar bene le cagioni.
Viderle alcuni nell'aria e nel cielo di Firenze, il quale tuttavia era il medesimo e prima e dopo, e più non produsse il medesimo effetto; altri nelle ricchezze e nel commercio fiorentino, il quale fu evidente effetto delle medesime cause d'attività; altri finalmente nella signoria della lingua, la quale, secondo la storia, e al dir di Dante, era prima in Sicilia e in Bologna, e che di nuovo fu effetto e non causa, e in ogni modo non avrebbe che fare colle arti cresciute pur esse, pur esse parte di tanta nuova civiltà.
Ma il vero è, che una causa comune è da cercare a tutta quest'attività spiegantesi allora a un tempo e del pari nelle lettere, nelle arti e nel commercio. Nè questa parrà poi difficile a trovarsi, se si cerchi nella condizione speciale della Toscana, e di Firenze in particolare; cioè in quella stessa tardità, che abbiamo in lei notala, nel prender parte alle rivoluzioni dei due secoli XII e XIII. Vedemmo che fu dell'ultime ad aver governo proprio, e nomi di Comune e di Consoli nel secolo XII; dell'ultime ad aver le regalie al principio del XIII; dell'ultime, poi, ad aver le parti guelfe e ghibelline, de' nobili e de' plebei, cosicchè non era giunta ancora nè alla tirannia popolare, nè a quella di uno.
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