Ma non basta certamente. Se gli uomini avessero a ricominciare da capo ad ogni generazione, ei non sarebbero guari diversi da' bruti, i secoli de' quali non si contano. Nè ciò è nella idea della provvidenza; la quale, all'incontro ci ha donati di tutte le facoltà necessarie, perchè valendoci delle fatiche già fatte, noi possiamo sempre partire dal punto ove sono giunti i predecessori, per avviare i successori ad una meta, che niuno vede, niuno sa quanto lontana sia, ma a cui pure ci sentiamo spinti per nostra donata natura. Quindi in niuna età, niun uomo veramente grande fu mai, che più o meno non si valesse di quelle fatiche anteriori; che all'educazione datagli dal tempo suo non aggiugnesse quella raccolta dai tempi antichi. Coloro che non fecero, poterono sì mostrare ingegno, capacità, disposizioni, e così farsi ammirare personalmente dalla loro brigata, da alcuni vicini di luogo o di tempo; ma il nome largamente sparso e durevole, l'ammirazione dei lunghi posteri, l'efficacia sulle età avvenire, non sono se non di coloro, che hanno saputo, ponendosi in mezzo, congiunger tutti gli insegnamenti, non rinnegarne nessuno. Fra quelli, poi, che così fecero, niuno il fece meglio che Dante. Riluce dalle opere sue tutte; più che dall'altre, dalla massima; e riluce non meno da' fatti della vita di lui. Così giovasse il grande esempio a non lasciarci dimezzar l'ingegno nè dagli uni nè dagli altri dei malaccorti disprezzatori de' tempi passati o de' presenti.
Gli studi elementari al tempo di Dante erano ancora compresi nelle sette arti, dette con nomi barbari del trivio e quadrivio.
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