106 Al principio specialmente del Purgatorio, tra quell'anime che vi approdano cantando dalla barchetta dell'Angelo dalle ali spiegate, egli trova Casella, cantore e amico suo, e probabilmente suo compagno al giubileo del 1300 in Roma, morto in quel romeaggio.
E come a messaggier che porta olivo,
Tragge la gente per udir novelle,
E di calcar nessun si mostra schivo;
Così al viso mio s'affissar quelleAnime fortunate tutte quante,
Quasi obliando d'ire a farsi belle.
Io vidi una di loro trarsi avante,
Per abbracciarmi con sì grande affetto,
Che mosse me a far il simigliante.
Oi ombre vane, fuor che nell'aspetto!
Tre volte dietro a lei le mani avvinsi,
E tante mi tornai con esse al petto.
Di maraviglia, credo, mi dipinsi;
Perchè l'ombra sorrise, e si ritrasse;
Ed io, seguendo lei, oltre mi pinsi.
Soavemente disse ch'io posasse:
Allor conobbi chi era, e pregaiChe, per parlarmi, un poco s'arrestasse.
Risposemi: così com'io t'amaiNel mortal corpo, così t'amo sciolta:
Però m'arresto; ma tu perchè vai?
Casella mio, per tornare altra voltaLà dove io son, fo io questo viaggio;
Ma a te com'era tanta terra tolta?
Ed egli a me. . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Ed io: se nuova legge non ti toglieMemoria o uso all'amoroso canto,
Che mi solea quietar tutte mie voglie;
Di ciò ti piaccia consolar alquantoL'anima mia, che con la sua persona
Venendo qui, è affannata tanto.
Amor, che nella mente mi ragiona,
Cominciò egli allor sì dolcemente.
Che la dolcezza ancor dentro mi suona.
Lo mio maestro ed io, e quella gente
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