Ch'eran con lui, parevan sì contenti,
Come a nessun toccasse altro la mente.
Noi eravam tutti fissi ed attentiAlle sue note; ed ecco il veglio onesto,107
Gridando: che è ciò, spiriti lenti?
Qual negligenzia, quale stare è questo?
Correte al monte a spogliarvi lo scoglio,
Ch'esser non lascia a voi Dio manifesto.
Come quando, cogliendo biada o loglio,
Gli colombi adunati alla pastura,
Queti, senza mostrar l'usato orgoglio,
Se cosa appare ond'elli abbian paura,
Subitamente lasciano star l'esca,
Perchè assaliti son da maggior cura;
Così vid'io quella masnada fresca108
Lasciare 'l canto, e gire inver la costa,
Com'uom che va, nè sa dove riesca;
Nè la nostra partita fu men tosta.
Purg. II. 70-133.
Amor, che nella mente mi ragiona, è il primo verso d'una delle belle canzoni di Dante; la quale si vede così essere stata messa in musica e cantata, com'erano allora veramente le canzoni. Ancora pare accennato che la mettesse in musica Casella* stesso; e tutto questo passo, così affettuoso, mostra l'amicizia che era tra il Poeta e il compositore. Ma che questi fosse maestro di musica a Dante, non vedo qui accennato, benchè sia stato detto da alcuni biografi.
Tale, dunque, era la condizione delle sette arti studiate già da' soli cherici; ma allora, almeno in Italia, anche dai secolari, e così da Dante. Insegnavansi fin dal tempo dei Carolingi in tutte quelle città, ove essi ordinarono o riordinarono scuole; e così in Firenze fin dall'829, sotto a Lotario imperadore.109 Quindi in Firenze stessa Dante imparò certo tutte o la maggior parte delle sette arti; e n'ebbe a maestro Brunetto Latini, come ci è accennato da Leonardo Aretino,110 e da Dante stesso nell'Inferno.
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