Che Dante fosse a quella scorta del principe, suo amico nuovo, è molto probabile; e tanto più, che ei fu certo all'impresa che seguì immediatamente.132
Arezzo, Guelfa come il rimanente di Toscana fino al 1287, s'era in quell'anno rivolta a Ghibellina, per opera anch'essa del suo vescovo Guglielmino di Ubertino de' Pazzi, il quale v'avea fatto capitano di guerra Buonconte Di Montefeltro, figlio di quel Guido che vedemmo Podestà Ghibellino di Pisa.133 Arezzo n'era diventata capo di parte Ghibellina in quel lato di Toscana, e fino in Romagna; e, secondo il costume, i Guelfi uscitine eran venuti per aiuti a Firenze. Dove assai deliberossi, prima, se avesse a farsi l'impresa; poi, per qual via; e si vinse per quella del Casentino. «Fatta tal deliberazione, i Fiorentini accolsono l'amistà, che feciono i Bolognesi con dugento cavalli; Lucchesi con dugento; Pistojesi con dugento: de' quali fu capitano messer Corso Donati cavaliere fiorentino; Mainardo da Susinana con venti cavalli, e trecento fanti a piè; messere Malpiglio Ciccioni con venticinque; e messer Barone Managiadori da San Minialo, gli Squarcialupi, e i Colligiani, e altre castella di Valdesa: sì che fu il numero cavalli mille trecento, e assai pedoni.
«Mossono le insegne al giorno ordinato i Fiorentini, per andare in terra di nimici; e passarono per Casentino per male vie, ove se avessono trovato i nimici, arebbono ricevuto assai danno. Ma non volle Dio; e giunsono presso a Bibbiena, a uno luogo si chiama Campaldino, dove erano i nimici; e quivi si fermarono e feciono una schiera.
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