E quindi i più, attendendo a queste sole ultime parole della Vita Nova, viderci l'origine del Poema. Ma avendo noi veduto il primo pensiero dell'Inferno mentovato nella prima Canzone di Dante fatta al più tardi nel 1289, e così almeno quattro anni addietro, è a dire che il pensiero primo allor concepito, ma interrotto dalla grande sventura di Dante, fosse poscia da lui non solo ripreso, ma sviluppato e migliorato, allora quando egli uscì dal conflitto interno del nuovo amore rigettato. Più volte nella Vita Nova ei chiama visioni anche le altre immaginazioni appresentatesi nella sua fervida mente, e da lui descritte in prosa ed in versi. E tali visioni della beatitudine di sua donna sono poi non solo accennate ancora nella Canzone «Voi che intendendo il terzo ciel movete,» ma asseverate positivamente nella prosa del Convito con queste parole: «io era certo e sono, per sua graziosa rivelazione, ch'ella era in cielo.186» e finalmente di nuovo accennate da Beatrice stessa al suo comparire a Dante nel Poema.187 E qui di nuovo sorrideranno forse alcuni tra increduli e disprezzanti; ma spieghino e scemino pure a talento loro queste visioni, certo è che da una di esse, in qualunque modo intese, venne il secondo, rinnovato e più sviluppato pensiero del Poema. Se poi fin d'allora ei l'incominciasse, è incerto; ma certo, come vedremo, che l'incominciò in Firenze, prima dell'esilio. Ad ogni modo, ei ne fu distratto dagli altri pensieri, e doveri ed anche piaceri della vita attiva.
CAPO OTTAVO.
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