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      Le cose non possono mai rimanere a lungo in ciņ, che chi puņ non sia stimato potere; ed, o si ritorna a restituir ai grandi lor parte di potenza legale, o si progredisce a tor loro quella di fatto; e le prime sono le rivoluzioni popolane che danno indietro, le seconde quelle che giungono a lor ultimo termine. In Firenze si venne a questo. Sollevossi di nuovo il popolo contro ai nobili, oppressi in pubblico ed oppressori in privato. «Condotto principalmente da Giano della Bella, grande e potente cittadino, savio, valente e buono buono, e di buona stirpe,»214 ordinņ un nuovo governo; od anzi, serbando quello dei Priori dell'Arti, v'aggiunse a far eseguire i lor comandi un Gonfaloniere di giustizia; «a cui fu dato un gonfalone dell'arme del popolo colla croce rossa in campo bianco, e mille fanti tutti armati, che avessero a esser presti a ogni richiesta del detto Gonfaloniere in piazza o dove bisognasse: e fecesi leggi, che si chiamarono Ordini della giustizia, contro ai potenti che facessero oltraggi ai popolani: e che l'uno consorto fosse tenuto per l'altro;215 e che i maleficii si potessero provare per due testimoni di pubblica voce e fama. E deliberarono che qualunque famiglia avesse avuto cavaliere tra loro, tutti s'intendessero essere grandi» (Dante, il cui antenato Cacciaguida era stato cavalero cencinquant'anni prima, fu dunque de' grandi); «e che non potessero essere de' Signori, nč Gonfalonieri di giustizia nč de' loro Collegi.» E ordinarono che «i Signori vecchi, con certi a voti, avessero a eleggere i nuovi.


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Vita di Dante
di Cesare Balbo
pagine 525

   





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